La sanificazione è il passo successivo (secondo o terzo in base alle definizioni) dopo la pulizia di un ambiente, che attraverso azioni meccaniche e prodotti detergenti prevede la rimozione dello sporco visibile ed evidente. A seguito del risciacquo dopo la pulizia si passa alla disinfezione vera e propria, basata sul rilascio di prodotti chimici (ma anche acqua bollente, vapori, radiazioni etc etc) al fine di ridurre la presenza di agenti patogeni come batteri, spore fungine e virus eventualmente presenti sulle superfici. Non si tratta di una sterilizzazione come quella necessaria in determinati ambienti, ad esempio nelle sale operatorie di un ospedale o nell’industria alimentare, poiché una certa carica virale/batterica/fungina continuerà a persistere sulle superfici.
La sanificazione è spesso considerata sinonimo di disinfezione, ma in alcuni casi si tratta di uno step successivo, nel quale vengono prese ulteriori misure al fine di rendere un ambiente ancora più sicuro per la presenza umana, andando ad esempio a intervenire su livelli di ventilazione, temperatura, procedure per tenere lontani parassiti e via discorrendo. Nel caso del contrasto al coronavirus con sanificazione ci si riferisce al concetto più generale di disinfezione, in particolar modo quando questa procedura si effettua all’aperto. L’obiettivo di questo aerosol spruzzato in aria e sulle superfici è quello di depositarsi e uccidere i patogeni presenti, compreso il coronavirus. L’azione disinfettante punta a distruggere il guscio esterno lipidico del virus. Se la sanificazione di ospedali, pronto soccorso, uffici e altri luoghi di lavoro al chiuso risulta particolarmente importante, per quella di ambienti all’aperto non tutti gli esperti sono concordi.
Sanificazione ambienti
2019